Roma – 18 aprile 2016 – Si chiama Migration compact (patto sulla migrazione) la proposta presentata dal governo italiano all’Ue per ridisegnare le politiche europee per quanto riguarda i rapporti con i paesi terzi e in particolare con quelli africani, dai quali arriva e continuerà ad arrivare il grosso dei flussi diretti verso la sponda sud dell’Europa.
Il governo l’ha illustrata ai vertici Ue in un cosiddetto “non paper”, cioè un documento non ufficiale sul quale far partire una discussione. È stato inviato il 15 aprile da Matteo Renzi al presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, al presidente della Consiglio Ue, Jean-Claude Juncker , al premier olandese Mark Rutte e all’alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Federica Mogherini.
Nell’ambito di quello che viene definito “l’equo grande accordo”, l’Unione Europea dovrebbe offrire ai Paesi terzi progetti di investimento e bond euro-africani che consentano a quei Paesi di finanziarsi a tassi che le garanzie europee manterrebbero più bassi di quelli attuali. Sul fronte della sicurezza, ci sarebbe cooperazione nella gestione e controllo delle frontiere, dogane, giustizia penale e gestione di “migranti e rifugiati in linea con gli standard internazionali.
Per contrastare l’immigrazione illegale l’Ue deve però offrire anche opportunità di ingresso legali. Questo vuol dire sbloccare quote di ingresso per lavoratori, ma anche offrire in loco informazioni e formazione (lingua inclusa) insieme alle imprese che assumeranno, incrocio tra domanda e offerta, programmi Erasmus plus per studenti e ricercatori.
Ci vogliono poi anche programmi di reinsediamento (resettlement) per i profughi da quei Paesi terzi europa. Un modo per “compensare il peso” che quei Paesi si accolleranno impegnandosi a istituire sistemi d’asilo in linea con gli standard internazionali.
Cosa deve pretendere in cambio l’Europa dai Paesi africani? Innanzitutto, naturalmente, “controllo delle frontiere e riduzione dei flussi” e per questo potrà fornire formazione e mezzi. I paesi terzi dovrebbero impegnarsi anche nelle attività di ricerca e soccorso,magari in cooperazione con la futura Guardia di Frontiera Europea.
Va poi garantita la cooperazione per i rimpatri e la riammissione dei migranti irregolari, con accordi operativi, ufficiali di collegamento che velocizzino le identificazioni e rilascio di documenti di viaggio. Ai Paesi terzi si chiede anche di dotarsi, con l’aiuto dell’Ue, di “sistemi di accoglienza e gestione” dei flussi, che permettano di fare uno screening il locotra migranti economici e persone bisognose di protezione internazionale.
La lotta ai trafficanti di uomini dovrebbe essere potenziata dalla cooperazione di polizia e giudiziaria. Nell’ambito della cooperazione con i paesi della fascia sahariana, mentre formano, equipaggiano e assistono le forze locali, le forze dell’ordine europee potrebbero anche migliorare i sistemi di allarme e prevenzione esistenti.
Nel documento di chiede anche che la nuova Guardia di Frontiera Europea sviluppi un piano per operazioni di rimpatri congiunte. Queste, finanziate dall’Ue, potrebbero riportare gli immigrati irregolari dai Paesi terzi di transito a quelli di origine, purchè con questi ultimi ci siano accordi di riammissione
Per finanziare il Migration compact l’Italia propone più canali. Andranno riorientati glistrumenti di azione finanziaria già esistenti, se ne aggiungerà uno nuovo, l’ “Instrument for the external action in the field of migration (IEAM)”, e si creeranno dei bond comuni europei sull’immigrazione. Infine, un nuovo fondo europeo per gli investimenti nei Paesi terzi dovrebbe finanziare investimenti sostenibili nella regione e attrarre investitori europei.
Il documento ha infine un’appendice dedicata alla Libia, la cui stabilizzazione è cruciale per fermare i flussi. L’Italia sottolinea l’importanza della cooperazione col nuovo governo, che andrà aiutato a controllare efficacemente il territorio, e chiede di potenziare l’operazione navale contro i trafficanti EUNAVFOR MED Sophia, anche allargandone il mandato, fino alla formazione dei guardacoste libici
L’Ue dovrà offrire supporto alla Libia per migliorare le sue capacità nei campi della polizia e della giustizia penale, nella lotta al terrorismo e nella gestione dei flussi. E insieme alle Nazioni Unite dovrà aiutare “a gestire i flussi migratori in territorio libico”, anche dividendo i rifugiati dai migranti economici, con programmi di reinsediamento per i primi e rimpatri per gli altri.
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Migration Compact: Contribution to an EU strategy for external action on migration
Elvio Pasca
(tratto da www.stranieriinitalia.it)