Sono oltre una sessantina i Paesi che, grazie ad accordi con l’Unione Europea, hanno liberalizzato i soggiorni brevi. È grazie a quegli accordi, ad esempio, che oggi i cittadini albanesi e peruviani possono venire in Italia come turisti o, più spesso, a trovare parenti e amici che vivono qui senza doversi prima far autorizzare dai nostri consolati.
Il 15 dicembre, però, il Parlamento Europeo ha dato il primo via libera (manca ancora quello del Consiglio europeo) a norme che disciplinano un nuovo meccanismo di sospensione per ogni accordo, che di tradurrà in una reintroduzione temporanea dei visti per i cittadini del Paese interessato. Scatterà quando si verificherà anche una sola delle condizioni individuate nel testo proposto dalla Commissione Europea e approvato dai deputati.
Quali sono? Aumento “sostanziale” di immigrazione irregolare da quel Paese; aumento “sostanziale” di domande d’asilo infondate presentate da cittadini dei quel Paese; diminuzione della cooperazione per la riammissione (quindi i rimpatri) degli irregolari; aumento dei rischi o imminente pericolo per l’ordine pubblico o la sicurezza interna relativi a cittadini del Paese terzo interessato.
Sarà la Commissione a decidere la sospensione, di sua iniziativa o su proposta di uno o più Stati membri, ma sempre sulla base di “dati pertinenti e oggettivi”. All’inizio durerà per nove mesi, ai quali se ne aggiungeranno altri diciotto se persisteranno le condizioni che l’hanno resa necessaria. Se queste misure non funzioneranno, l’Ue potrà anche reintrodurre permanentemente i visti (e quindi di fatto cancellare gli accordi) per i cittadini del Paese interessato.
(articolo di Elvio Pasca, tratto da www.stranieriinitalia.it)